Essere Judoka

Ormai le notizie si propagano nell’etere con una facilità disarmante. Un minimo accadimento, degno o meno di nota, in qualche secondo fa il giro del mondo. Il bello è che come in un immenso telefono senza fili in quei pochi secondi la notizia si trasforma, si gonfia, diventa ironica, ritorna seria. Con il risultato che in quei pochi secondi le notizie arrivano ovunque, ma chissà quanto vere o no. Aggiungiamoci l’influenza mediatica e il gioco è fatto.

Però si sa, ogni leggenda ha un fondo di verità.

E così credi per forza a quello che leggi o che senti. Se non altro, a meno che uno non si sia uno scettico incallito, parli della notizia, ci ragioni, ne sorridi o ti innervosisce.

Inevitabile quindi per un judoka, in quest’ultimo mese, non rimbalzare da uno stato d’animo all’altro.

 

Prima l’orgoglio sfrenato.

Leggi di Asley Gonzales, il cubano campione del mondo della categoria 90 kg nei recentissimi mondiali di Rio 2013. Un super mondiale, il ragazzo lotta come un leone, ci crede fino alla fine, arriva in finale. E gliela vedi combattere con determinazione, lo vedi vincere ed esultare, raggiungere il suo sogno. Giorni dopo, la ciliegina sulla torta. Viene fuori (in qualche secondo) che prima della finale dei 90 kg il team della Georgia ha cercato di corrompere l’atleta cubano chiedendogli di perdere la finale contro il loro fortissimo atleta Liperteliani. 20000 dollari (15000? 10 euro? A detta di chi scrive il prezzo era comunque piuttosto irrilevante). Gonzales rifiuta. Vince lui. Perde i soldi. Diventa l’idolo di molti. Guadagna un posto nella storia. Mito.

Leggi tutto ciò. Pensi: che grande. Lui sì che è un vero campione e un vero judoka. Pensi: che bello essere un judoka, e capire quel gesto.
Orgoglio sfrenato.

 

Poi l’interdizione, la rabbia e un po’ di vergogna.

Altra notizia che fa il giro del mondo nella solita manciata di secondi. I fratelli Khasan e Khusen Khalmurzaev, puri fenomeni russi che in due hanno vinto tutto quello che c’era da vincere nell’ambito junior, hanno falsificato il passaporto. Non sono del 1993 ma del 1990. Hanno 23 anni e combattono con gli under 21. La barba da cinquantenne qualche indizio poteva darlo… Ma uno mica ci pensa che c’è gente che per vincere farebbe questo e altro. Ma si tratta davvero di vittorie? Il judo cosa vi ha insegnato? E allora il marcio c’è ovunque, anche nella nostra disciplina. Se fino ieri eri orgoglioso di essere judoka, oggi un po’ te ne vergogni. Pensi: ma allora cosa serve essere judoka?

Interdizione, rabbia.

 

Chissà se sono vere quelle notizie. Chissà il telefono senza fili quanto ha influito. Chi ci naviga da un po’, nel judo, sa che non sarebbe né la prima né l’ultima volta, se fosse vero tutto ciò.
Chi fa judo sul serio, chi ha capito cosa vuol dire essere judoka, sa che di gente furba o che si ritene tale al mondo ce n’è tanta, di judoka no.

La differenza sta nel modo in cui ognuno vive la propria vita.

 

Che una e l’altra notizia siano vere o no, ognuno le può leggere come vuole e usarle come vuole. Ognuno può decidere in che modo vivere e ognuno può decidere in che modo vivere il proprio judo. Che vinca tutto o no. Chi fa judo sul serio sa che comunque fosse andata la finale di Gonzales, lui da quel giorno guardandosi indietro sarebbe stato orgoglioso di aver fatto ciò che ha fatto. E di essere un vero judoka. E avrebbe avuto per sempre un posto d’onore nella storia.

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Una risposta

  1. Ottimo modo, ottima visuale del mondo che ci circonda,
    Sei giovane ma gia molto saggio

I commenti sono chiusi.

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