Che quando poi finisce, un incubo, uno subito lo rivive e rimane per un po’ spaventato e titubante. Ma poi, dopo, un po’ se ne dimentica.
Resta per qualche istante quella sensazione di spaesamento, in cui ti guardi intorno e cerchi degli appigli nella realtà che ti circonda, che ti confermino che l’incubo è finito, che il peggio è passato. E che stai bene.
E subito non riesci a dare piena fiducia a quella realtà. Controlli nell’armadio, sotto il letto. Rimani in silenzio trattenendo il respiro. Nessun rumore.
Allora ricominci a vivere la tua quotidianità. E ti accorgi di quanto bella sia, con tutti i suoi problemi e i suoi casini, rispetto a quell’incubo che hai fatto.
Pare che per ora l’incubo sia finito.
La palestra pullula di bambini chiassosi e pieni di energia trattenuta per troppo tempo. Di genitori che lasciano trapelare da dietro la mascherina un misto di apprensione e gioia, per quell’ora che a guardarla sembra che non sia mai successo nulla. Di giovani atleti che hanno dovuto in qualche modo mettere in pausa la corsa al proprio sogno, che hanno avuto davvero tanto tempo per guardarsi allo specchio e farsi domande, avere dubbi, domandarsi del proprio futuro. Ma che a incubo finito sono qui come se ci fossero sempre stati. Anzi, con più voglia ed entusiasmo di prima. Di campioni, che non hanno mai smesso di esserlo, nonostante tutto.
Ha piano piano ripreso forma e colore, la palestra. E assieme a lei tutto il mondo che ci circonda. Come la realtà che troviamo quando ci svegliamo da un incubo, che lentamente si rimette a fuoco. Che lo sport è poi sempre lo specchio della vita.
Sai che ne farai altri, di incubi, è inevitabile. Ma anche che sono quelli, quando ti svegli, che ti fanno capire quanto sia bella la realtà.
Siamo caduti forte. Ora il momento di rialzarci.
Forza Accademia. Anzi, forza tutti.
Alessandro Bruyere